La gestione dell'acqua: il modello pubblico del Veneto. Investimenti, lavoro e ambiente

Si è tenuto oggi, nell’Auditorium della Provincia di Treviso, il seminario organizzato dal consorzio Viveracqua. Un momento di confronto tra i rappresentanti di Regione Veneto, Autorità di regolazione nazionale, Viveracqua, Banca europea degli investimenti e Anci Veneto sul rapporto tra investimenti, lavoro, ambiente e finanziamenti nella gestione del servizio idrico.

Treviso, 19 novembre 2018

La gestione dell’acqua: il modello pubblico del Veneto - Investimenti, lavoro e ambiente è il tema di grande attualità che vede Viveracqua parte attiva nel dibattito insieme ai principali interlocutori nella regolazione, pianificazione e realizzazione dei progetti di investimento nel servizio idrico regionale.

Viveracqua è il consorzio costituito nel 2011 tra 12 gestori del servizio idrico integrato del Veneto a totale capitale pubblico che complessivamente erogano il servizio idrico integrato a favore di 4,8 milioni di abitanti residenti in 589 comuni veneti e friulani.

Viveracqua è lo strumento operativo dei gestori per svolgere in comune alcune fasi dei processi aziendali ed è un sistema di rete tra aziende pubbliche che funziona, capace di creare economie di scopo e di scala del valore di diversi milioni di euro, efficace propulsore anche nel rilancio e nella ripresa socio-economica del Veneto.

Nel quadriennio 2014-2017 Viveracqua ha totalizzato 572 milioni di euro di investimenti che hanno permesso di attivare oltre 3446 cantieri per costruire e adeguare 792 km di rete d’acquedotto e la posa in opera di 583 km di fognature, raggiungendo 39.022 nuovi utenti con il servizio di acquedotto, 24.610 nuovi utenti con il servizio fognatura e collegando 27.104 nuovi utenti al servizio depurazione.

Fabio Trolese, presidente di Viveracqua, ha presentato il progetto di sviluppo del consorzio e gli investimenti previsti nei prossimi anni: “Abbiamo in programma altri 498 milioni di investimenti per il biennio 2018/2019 con oltre 1694 cantieri. Sono progetti innovativi che creano rilevanti indotti nel territorio: acquedotti, fognature e depuratori portano benefici sulla qualità dell’ambiente locale; la loro realizzazione consente la creazione di un indotto economico molto concreto in termini di manodopera impiegata e fornitori attivati”.

Investire è, dunque, una necessità. Ed è importante farlo attuando una pianificazione e una strategia regionale negli investimenti del servizio idrico.

Per Gianpaolo Bottacin, assessore Ambiente e Protezione civile della Regione Veneto “Viveracqua è certamente un modello vincente. Non solo perché i servizi pubblici possono fare gola a soggetti esterni, quindi dimensioni maggiori rendono questi attacchi più difficili. Ma anche perchè in occasione della recente emergenza maltempo si è visto cosa vuol dire fare squadra. Molti gestori veneti, infatti, hanno aiutato i colleghi dell’acquedotto del Bellunese, in grave difficoltà nel ripristinare i servizi. Quello che è importante, comunque, è che rimanga alto il controllo e la pianificazione degli investimenti da parte dei Sindaci. La proposta di legge di riforma del servizio idrico contiene aspetti positivi (il mantenimento dell’acqua pubblica) e altri da rivedere. Di questi ho già parlato con il sottosegretario Gava e con i parlamentati veneti”. 

In materia di investimenti, particolare attenzione deve essere riservata alle ricadute economiche, occupazionali e ambientali generate. Questo ha fatto emergere Donato Berardi, direttore del Laboratorio Ref Ricerche. In base alla loro analisi, infatti, 1 milione di euro investiti corrisponde a 5 occupati. Viveracqua ha favorito così l’impiego di 11.631 persone (2.924 diretti e 8.707 fra indiretti e indotto) con una ricaduta sul Pil regionale dello 0,2%. Le oltre 2.400 aziende coinvolte e attivate in questo percorso, per il 73% venete, hanno beneficiato di commesse per un importo medio di oltre 166.000 euro.

Un punto di forza del consorzio Viveracqua e dei gestori soci è la scelta di utilizzare come fonti di finanziamento soluzioni innovative per il settore idrico. I ‘Viveracqua Hydrobond’ emessi da Bei, Banca europea investimenti, costituiscono non solo il primo esempio di cartolarizzazione di minibond, ma anche la prima operazione sistemica tra gestori del servizio idrico integrato in Europa.

Maria Rosa Pavanello, Sindaca di Mirano (Ve) e presidente di Anci Veneto, ha ricordato che nella nostra regione l’acqua pubblica è una realtà: la larghissima parte dei Comuni veneti ha scelto la gestione pubblica per garantire ai cittadini servizi di qualità a tariffe sostenibili. “Nel Veneto le società totalmente pubbliche e con affidamento in house (cioè diretto) sono un modello ottimale per coniugare efficienza gestionale e controllo diretto da parte del socio pubblico, e rappresentano un soggetto facilmente comprensibile anche per i finanziatori. Il modello Viveracqua è certamente un esempio. Tuttavia, siamo preoccupati perché nella proposta di riforma del servizio integrato le aziende a partecipazione interamente pubblica non sono considerate aziende pubbliche”.

La conclusione è stata affidata ad Alessandro Bonet, presidente di Piave Servizi: “I gestori idrici del Veneto utilizzano le risorse dei cittadini per dare valore e qualità nella vita dei loro territori. Nel consorzio Viveracqua riteniamo di aver trovato un buon equilibrio tra la dimensione del gestore in house, che tiene saldo e efficace il rapporto con il territorio, i Sindaci e i cittadini, e la dimensione regionale che consente una massa critica efficace negli approvvigionamenti. Questa modalità di operare rafforza e tutela in Veneto la gestione pubblica dell'acqua, oggi al centro del dibattito parlamentare”.

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